8 luglio 2022
La BCE si sta impegnando a ridurre l’impronta di carbonio del proprio portafoglio e sprona le banche a gestire meglio i rischi climatici e ambientali. Nell’ambito del nostro mandato, stiamo integrando il cambiamento climatico nella politica monetaria e nella vigilanza bancaria.
Il cambiamento climatico è un tema importante per le banche centrali. Non rappresenta solo una minaccia per l’esistenza stessa della nostra civilizzazione, ma comporta anche gravi rischi per l’economia. Inondazioni, tempeste e incendi sono diventati più frequenti. Gli eventi meteorologici estremi danneggiano le infrastrutture, distruggono i raccolti e fanno aumentare i prezzi dei generi alimentari.
Per assicurare un futuro vivibile l’Unione europea si è impegnata a conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Questo traguardo richiederà enormi investimenti e innovazioni, con un impatto sull’inflazione durante la fase di transizione. Inoltre rende parte dello stock di capitale ridondante e crea rischi finanziari.
La BCE non può quindi ignorare il cambiamento climatico: avendo effetti diretti sulla stabilità dei prezzi è fondamentale per il suo mandato primario. Il cambiamento climatico genera rischi finanziari, che interessano sia la gestione dei rischi insiti nelle operazioni della BCE, sia la vigilanza bancaria. Il cambiamento climatico è una priorità per i legislatori europei e la BCE deve tenerne conto nel perseguire l’obiettivo di sostenere le politiche economiche generali dell’UE, senza pregiudicare la stabilità dei prezzi.
Nell’ambito del proprio mandato la BCE può quindi agire da catalizzatore per un sistema finanziario più verde. Può sostenere lo sviluppo di mercati dei capitali verdi, che sono necessari per finanziare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Inoltre può fare in modo che le banche considerino adeguatamente i rischi climatici nelle decisioni di erogazione del credito.
Grafico 1
Temperature globali ed europee
Dalla neutralità di mercato alla neutralità di carbonio
Questa settimana la BCE ha presentato la prima tappa del percorso verso l’integrazione del cambiamento climatico nella sua politica monetaria. Un’importante misura riguarda i nostri acquisti di attività del settore privato. Il portafoglio di obbligazioni societarie della BCE è stato finora improntato alla neutralità di mercato e riflette quindi l’insieme delle emissioni obbligazionarie. Ma sono soprattutto le imprese di settori a elevata intensità di carbonio che emettono queste obbligazioni, determinando una “distorsione” in favore del carbonio nel nostro portafoglio e un accumulo dei rischi climatici in bilancio. Per ridurre questi rischi inizieremo a orientare i reinvestimenti del capitale rimborsato sulle obbligazioni societarie in scadenza – circa 30 miliardi di euro l’anno – verso attività emesse da imprese con migliori risultati in termini climatici. Le nostre consistenze in obbligazioni societarie saranno così gradualmente allineate all’Accordo di Parigi e agli obiettivi di neutralità climatica dell’UE.
Inoltre, limiteremo la quota di attività di imprese a elevate emissioni di carbonio che possono essere stanziate in garanzia da una banca nelle nostre operazioni di rifinanziamento. In futuro restringeremo le garanzie alle imprese e ai debitori conformi agli standard dell’UE relativi alla comunicazione societaria sulla sostenibilità.
Queste misure hanno due effetti: il primo è che riducono i nostri rischi finanziari climatici e il secondo è che incentivano gli emittenti obbligazionari a migliorare la loro informativa e a ridurre le emissioni di carbonio. In definitiva, ciò contribuirà a indirizzare capitali verso la transizione verde.
Prova di stress sul rischio climatico: la tenuta delle banche
Il cambiamento climatico svolge un ruolo importante anche per le nostre attività di vigilanza. Negli ultimi anni abbiamo iniziato a esaminare molto più attentamente come il cambiamento climatico incide sulle banche sotto la nostra vigilanza. Da quando abbiamo chiarito le nostre aspettative di vigilanza nel 2020, sollecitiamo le banche a migliorare la gestione e l’informativa dei rischi climatici e ambientali.
La metà delle entrate delle banche proviene da controparti responsabili di elevate emissioni di gas serra, un modello redditizio allo stato attuale, ma non in futuro.
Nell’ambito di questo impegno abbiamo condotto la primissima prova di stress di tipo “bottom-up” sul rischio climatico. Ne è emerso che tre banche su cinque non dispongono di un quadro di riferimento per le prove di stress sul rischio climatico e soltanto una su cinque ne tiene conto ai fini dell’erogazione di prestiti. La maggior parte delle banche fa ampio ricorso a dati indiretti per quantificare le emissioni della clientela e, a livello aggregato, la metà delle loro entrate proviene attualmente da controparti responsabili di elevate emissioni di gas serra. Questo modello può essere redditizio oggi, ma non lo sarà in futuro. Continueremo quindi a sollecitare le banche a intraprendere azioni incisive per colmare le carenze e prepararsi per tempo alla transizione verso un’economia neutra in termini di emissioni di carbonio, con il pieno coinvolgimento della clientela.
Verso un sistema finanziario più verde
Tutti gli attori dei mercati finanziari dovranno prepararsi alla transizione verde e misurarsi con i rischi derivanti. La nostra prova di stress sul rischio climatico dimostra, ancora una volta, che le banche devono agire con audacia e urgenza per gestire meglio i rischi climatici. I nostri interventi sul versante della politica monetaria non solo limiteranno la nostra esposizione a questi rischi, ma incoraggeranno le imprese e le banche a essere più trasparenti sulle loro emissioni di carbonio e, in definitiva, a ridurle.
Questi sforzi miglioreranno la capacità di tenuta del nostro sistema finanziario alle crisi climatiche e ambientali e la sua preparazione alla transizione verde. Resta ancora molto da fare, siamo solo all’inizio di un lungo percorso. Gli interventi della BCE non sostituiscono l’azione ambiziosa e determinata dei governi e dei parlamenti ma, nell’ambito del nostro mandato, abbiamo il dovere di fare la nostra parte e la faremo.
Il presente post è stato pubblicato come editoriale in vari quotidiani e siti Internet europei.