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I 25 anni dell’euro: il valore dell’unità in un mondo in trasformazione
30 dicembre 2023
Il 1º gennaio 1999 l’euro entrava in vigore come moneta unica di 11 Stati membri dell’UE. Da un quarto di secolo al servizio della nostra economia, l’euro semplifica la vita di 350 milioni di persone in 20 paesi.
La ragion d’essere dell’Europa è da sempre la possibilità di risolvere problemi che i paesi non sarebbero in grado di affrontare da soli. Dopo la Seconda guerra mondiale, leader lungimiranti compresero che per garantire la pace nel nostro continente l’unica via era l’unione delle economie. Poi, nel tempo, un’Europa unita avrebbe avuto bisogno di una moneta unica per sfruttare al massimo i benefici economici derivanti dal dividendo della pace.
Alla fine degli anni ’80, quando l’Europa mosse ulteriori passi verso l’approfondimento del mercato unico, il sogno di una moneta unica si trasformò in un progetto. Infine, 25 anni fa, il 1º gennaio 1999, questo progetto divenne realtà. Oggi l’euro è una componente imprescindibile della nostra quotidianità; ci facilita la vita, ci offre stabilità e rafforza la nostra sovranità.
L’euro ha semplificato la vita dei cittadini europei, che possono confrontare i prezzi, commerciare e viaggiare più agevolmente. Ci ha dato stabilità, salvaguardando la crescita e l’occupazione durante una serie di crisi. Inoltre, emettere la seconda valuta più importante al mondo rafforza la nostra sovranità in un mondo scosso dagli eventi. Non sorprende quindi che, dalla sua fondazione, l’area dell’euro sia passata da 11 a 20 paesi membri.
Negli anni abbiamo dovuto affrontare sfide estremamente ardue, che hanno anche messo in questione il futuro stesso dell’euro. Ma ogni volta abbiamo reagito nel modo giusto. In risposta alla crisi finanziaria mondiale e alla crisi del debito sovrano, ad esempio, abbiamo istituito salvaguardie quali il sistema armonizzato di vigilanza e risoluzione delle crisi bancarie e il Meccanismo europeo di stabilità. Oggi il sostegno alla moneta unica da parte dei cittadini dell’area dell’euro è prossimo ai massimi storici.
Ma il nostro lavoro non finisce qui. In questo momento ci troviamo infatti dinanzi a nuove sfide che i paesi non possono affrontare da soli e le persone guardano all’Europa per ottenere risposte.
Si intensificano le tensioni geopolitiche, non ultima la guerra illegittima della Russia contro l’Ucraina, che richiede decisioni collettive coraggiose. L’accelerazione della crisi climatica è un problema che possiamo veramente risolvere soltanto insieme: le emissioni di carbonio non si fermano alla frontiera. Inoltre le politiche energetiche e industriali in altre parti del mondo comportano difficoltà senza precedenti per la nostra competitività.
Questioni come la difesa o la transizione in ambito ecologico e digitale sono quindi diventate problematiche urgenti di interesse comune. Lo stesso vale per il finanziamento dei massicci investimenti necessari per decarbonizzare le nostre economie, rendere più sicure le catene di approvvigionamento e aggiornare la tecnologia. Nell’UE la sola transizione verde richiederà investimenti per 620 miliardi di euro l’anno fino al 2030.
Le soluzioni devono essere dell’ordine reso possibile grazie alla collaborazione in Europa: costruire un’autentica unione dei mercati dei capitali estesa a tutto il continente per mobilitare i finanziamenti privati; avvalersi di strumenti e politiche a livello europeo per rafforzare la nostra competitività e sicurezza, ad esempio potenziando le strutture esistenti attraverso la rivisitazione delle norme di bilancio e un’unione bancaria più solida; trasportare la moneta unica nell’era digitale, gettando le basi per un eventuale euro digitale che possa affiancare il contante.
Al tempo stesso, con vari paesi in fase di adesione all’UE, dobbiamo rimanere capaci di agire con determinazione. L’allargamento e l’approfondimento non si escludono a vicenda. L’allargamento, tuttavia, può richiedere modifiche nell’organizzazione dell’UE.
I cittadini europei sono consapevoli che il mondo sta cambiando. E capiscono che la forza sta nell’unità. Circa due terzi degli europei sono convinti che l’UE sia un bastione di stabilità. Dobbiamo dimostrare che l’Europa può plasmare questo cambiamento e rispondere alle loro aspettative.
Ciò richiederà ambizione e perseveranza, le stesse qualità incarnate dai fondatori dell’integrazione europea. Occorrerà inoltre riconoscere che non tutti gli obiettivi possono essere raggiunti nell’immediato. La strada che ci si apre davanti deve essere percorsa quando arriva il momento, questo è l’insegnamento dell’integrazione europea. Altri passi seguiranno quando i tempi saranno maturi.
Nelle parole dello scrittore francese Anatole France: “Per realizzare grandi cose, non dobbiamo solo agire, ma anche sognare; non solo progettare ma anche credere.” I primi 25 anni dell’euro ci hanno dimostrato la possibilità di realizzare un sogno. Tuttavia, mentre il mondo intorno a noi si trasforma, la nostra azione dimostra che un’Europa unita fornisce le risposte di cui i cittadini europei e il mondo hanno bisogno.
Questo post è stato pubblicato come editoriale da mezzi di informazione di tutti i 20 paesi dell’area dell’euro.
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